La stanza del terapeuta: il luogo dove le angosce possono tirare fuori la testa dal cappello del coniglio e concedersi di essere parlate.
Qui, i pazienti arrivano come vittime incagliate sulla spiaggia delle proprie nevrosi o come supereroi, pronti a indossare la loro mantella di capi dei problemi altrui. Possono sì volare attraverso le vite degli altri, ma quando si tratta dei loro bisogni, possono ritrovarsi a terra, incerti e vulnerabili.
Tuttavia, in questo spazio protetto della psicoterapia, persino i supereroi hanno il permesso di togliersi la maschera e rivelare il loro lato umano, alla ricerca di comprensione e consolazione.
Dietro si scorge qualcosa di più profondo, che chiede di essere visto e capito.
E così, nello spazio terapeutico, emerge un senso di accoglienza, un calore che avvolge la stanza come una coperta confortante. Qui non si è giudicati, si è ascoltati, si è compresi. E mentre si procede lungo un sentiero tortuoso, ci si sente accompagnati, non più soli nella selva oscura dei pensieri.
Finalmente liberi dai vincoli autoimposti, ci si permette di essere se stessi, autentici e vulnerabili, pronti ad abbracciare il viaggio verso il ricongiungimento con se stessi.